Articolo di Federica Caggìa apparso il 4.11.2021 su LaRegione.
L’elezione dei/delle giudici federali in Svizzera si basa sulla vicinanza a un partito invece che sulle competenze di chi si candida o, forse ancora più importante, sull’indipendenza di queste figure centrali nella nostra democrazia. I partiti rappresentati nell’Assemblea federale hanno diritto a un numero di seggi proporzionale alla loro forza e chiedono ai/alle giudici per cui garantiscono di versare loro una quota di stipendio. Il controllo dei partiti sul comportamento dei/delle giudici è inoltre rafforzato dal fatto che ogni 6 anni il loro mandato deve essere rinnovato dal parlamento.
La soluzione proposta dall’iniziativa sulla giustizia arriva da un comitato di scienziati/e ed esperti/e e propone un metodo scientifico per risolvere i numerosi problemi posti dal sistema attuale. Se l’iniziativa fosse approvata il prossimo 28 novembre i/le giudici federali non dipenderebbero più dall’affiliazione a un partito per assumere la carica, ma solo dalle loro competenze e meriti. Infatti, solo le candidature giudicate idonee da una commissione indipendente nominata dal Consiglio federale saranno ritenute e fra queste le vincitrici saranno determinate dal sorteggio, sistema che garantisce l’indipendenza dei/delle giudici.
L’Ufficio federale di statistica ci dice che il 60% di chi studia diritto sono donne, ma ben 23 su 38 giudici federali sono uomini. Le donne vengono scelte meno per i posti di responsabilità perché la società intera porta dei pregiudizi negativi sulle loro competenze professionali e personali. Il sorteggio è un metodo scientificamente provato per ottenere un’elezione priva di discriminazioni di genere.
Il sorteggio è una soluzione ragionevole, perché il parlamento non rappresenta davvero la popolazione e le sue inclinazioni. Ad esempio, la partecipazione al voto delle elezioni è spesso vicina al 50% e le schede senza intestazione continuano ad aumentare. Inoltre molta parte della popolazione, ad esempio i/le minori di 18 anni e le persone che non hanno la nazionalità svizzera, non ha il diritto di votare.
Questo dibattito pubblico rimette in causa il monopolio dei grandi partiti sull’elezione dei/delle giudici ed è ancora più rilevante a seguito dell’intervista della NZZ a Yves Donzellaz, giudice che l’UDC non rivoterà per un prossimo mandato. Donzellaz ha dichiarato che l’UDC esige dai suoi giudici che usino il loro potere nell’interesse del partito in modo sistematico. I dirigenti dell’UDC incontrano regolarmente i propri giudici al fine di discutere delle sentenze perché esse seguano il più possibile gli interessi dei partiti. Il fatto che il partito con più giudici in assoluto strumentalizzi in modo sistematico la giustizia per i suoi fini politici è un attacco frontale alle istituzioni e alla divisione dei poteri. Il 28 novembre è necessario votare sì perché la giustizia federale corrisponda ai principi del diritto invece che agli interessi di pochi partiti!
Federica Caggìa, GISO e direzione PS