Non sono ancora tornata in Ticino. Voglio farlo, però prima ci tengo a completare la mia prima esperienza lavorativa oltralpe. Mi sono diplomata in architettura al Politecnico due anni fa, in pieno Covid e ho cercato direttamente lavoro a Zurigo, per continuare la mia esperienza qui, ma anche perché mi sono lasciata contagiare dal sentimento di sfiducia nei confronti del mercato del lavoro in Ticino, che si basa su problematiche reali.
I salari, perché ancora in troppi settori non permettono di vivere dignitosamente in Ticino, non permettono ai giovani di rendersi indipendenti e perché ci sono datori di lavoro che alimentano la competizione al ribasso offrendo stipendi che solo chi vive oltre frontiera può accettare. Il salario minimo è stato una conquista, ma va alzato, deve permettere di “vivere e non sopravvivere” nel nostro Cantone.
Le condizioni di lavoro. Tra i fattori per cui la Svizzera interna “batte” il Ticino ci sono quelli legati all’ambiente di lavoro e alla considerazione ricevuta in quanto neodiplomato/a: non si è visti come un costo aggiuntivo, ma come una risorsa, caratterizzata dalla voglia di imparare. Si percepisce una mentalità di gratitudine che non è solo di chi riceve il lavoro, ma anche di chi assume, perché una migliore considerazione aumenta la qualità del lavoro svolto ed è fondamentale l’ascolto reciproco.
Le condizioni di lavoro determinano il grado di stress subito, che incide sulla qualità del lavoro svolto, la corsa all’iperproduttività fa passare in secondo piano l’importanza di poter svolgere il proprio lavoro con cura e non in tempi stretti dettati da esigenze di budget.
Un settore su cui intervenire perché molto colpito da questo fenomeno è quello dell’edilizia, sia per chi lavora in cantiere che per chi progetta: le tempistiche vengono condensate per ridurre i costi, la corsa per rispettare termini di consegne può indurre all’errore e genera costi aggiuntivi.
Perfino la figura dell’ingegnere civile ha perso molta attrattività, il Ticino ne lamenta una carenza e, se non si riesce a invertire la tendenza, sarà necessario cercare professionisti altrove. Il settore dell’ingegneria è spesso soggetto a procedure di appalti in cui si confrontano gli onorari, un criterio finanziario e non orientato alla soluzione proposta. Le offerte per essere competitive abbassano gli stipendi, stipendi che sono diminuiti rispetto ai decenni precedenti, in contrasto con il costo della vita in continuo aumento. È urgente fermare questa competizione al ribasso in cui a perdere è proprio il tessuto sociale e lavorativo del Cantone.
Servono molti cambiamenti e questi devono essere portati avanti anche dalla politica.
Paola Falconi, candidata 17, lista 12 (GISO)
Architetta, 28 anni, Lodrino/Zurigo