L'opinione di Niccolò Mazzi-Damotti, pubblicata sul Corriere del Ticino il 18 novembre 2021
Il 28 novembre saremo chiamati a votare nuovamente sulla Legge COVID-19 già approvata il 13
giugno 2021, che nel frattempo ha subito delle modifiche. Dire SÌ anche questa volta non significa
solamente accettare la legge e di conseguenza gli articoli riportati in essa; significa ritrovare quella
“luce infondo al tunnel” che siamo riusciti a vedere con l’arrivo del vaccino anti-COVID, ma che ora
ci sembra ancora più lontana di prima. Nonostante certe lacune incisive nella gestione della
pandemia, i danni che ha evidenziato sono nettamente inferiori a quelli a cui avremmo assistito
senza una buona gestione politica, di ricerca e soprattutto medica.
Il “certificato COVID”, boicottato dai contrari, ha permesso un nuovo ritorno a una “normalità”.
I contrari rivendicano un concetto di “libertà” fittizio, in cui non ci sono regole o restrizioni legate
alla protezione del popolo e alla lotta contro il virus. Allora io mi chiedo: se effettivamente non ci
fossero queste regole, saremmo davvero liberi? La risposta l’abbiamo già avuta agli inizi del
diffondersi della pandemia, quando siamo stati a casa per qualche mese, quando i nostri parenti,
vicini, conoscenti o amici hanno perso la vita, o in casi meno gravi sono stati ricoverati in ospedale
per giorni. La risposta l’abbiamo avuta anche quando, per la paura, i negozi venivano assaliti e
svuotati, o quando il bar sotto casa ha chiuso.
Penso che le critiche legate alla gestione della pandemia o al “certificato COVID” siano più che
lecite, ma non per questo valgano quanto un “NO” alla modifica di legge proposta alle urne, che
permette aiuti concreti ad attività o indipendenti in difficoltà e che costituisce una base legale per
uno strumento efficace alla debellazione del virus.
Niccolò Mazzi-Damotti, Comitato GISO