Per esperienza diretta, giovani e meno giovani, sappiamo tutti che essere e abitare sono un tutt’uno. Questo vale per chi ha la fortuna di vivere in una casa propria e per chi vive in affitto in un appartamento. Lo sanno bene le persone anziane che si affezionano al luogo di tutta un’esistenza e alle relazioni di una vita. Lo sanno bene anche tutte le persone e le famiglie che hanno costruito tutto il loro percorso esistenziale in modo più mobile o meno sedentario: anche per loro, ogni tappa dell’abitare ha rappresentato o rappresenta qualcosa di sé e che rimane indelebile.
Le due modifiche al Codice delle obbligazioni (Diritto di locazione), votate dal Parlamento contro il parere dello stesso DEFR di Guy Parmelin, e poste in votazione grazie al doppio referendum, vanno a indebolire ulteriormente la protezione dei locatari contro gli abusi, introducendo un evidente squilibrio fra le parti contraenti.
La revisione – qui mi riferisco in modo particolare al secondo dei due oggetti – mira a limitare ulteriormente i diritti degli inquilini in caso di disdetta per “bisogno proprio” del locatore. Questo “bisogno” non dovrà più essere “urgente”, bensì soltanto “importante e attuale”, introducendo una formulazione che va ad alterare l’equilibrio degli interessi di cui si teneva abitualmente conto, favorendo esclusivamente quelli del locatore.
Purtroppo già ora il “bisogno proprio” è spesso utilizzato come pretesto per una disdetta, con lo scopo non dichiarato di rimettere sul mercato gli appartamenti a un prezzo più elevato. Con la cancellazione del vincolo dell’urgenza, l’abuso diventerebbe ancora più facile e persino degli inquilini anziani, che vivono da anni nella loro abitazione, potrebbero essere messi sulla strada senza potersi appellare alla valutazione del “caso di rigore”. Una soluzione iniqua che non tiene conto delle disposizioni vigenti, che già offrono un margine di manovra sufficiente per soluzioni concordate. Infatti, le persone che sono proprietarie di una casa e che vogliono davvero vivere nel proprio bene immobiliare possono già oggi invocare il “bisogno personale” senza alcun problema, mentre la modifica in discussione permetterebbe di simularlo.
È del tutto evidente che una disdetta del contratto di locazione può comportare gravi conseguenze, soprattutto per le persone a basso reddito. Con questa revisione, a causa dell’acuirsi della disparità di potere tra le due parti contraenti, queste situazioni, in caso di controversia, non sarebbero più considerate.
In Svizzera noi inquilini siamo il 61% della popolazione. Senza proprietà già siamo svantaggiati e, giovani e meno giovani, dobbiamo pagare pigioni troppo alte. Con un doppio NO, vogliamo semplicemente i nostri diritti più elementari, rivendicando almeno delle leggi più eque.
Articolo apparso il 13 novembre 2024 sul Corriere del Ticino.