Un pensiero che fa paura
Articolo di Santiago Storelli apparso il 17 aprile 2022 su tio.ch
Come meglio possiamo definire la morte, se non, un pensiero che ci spaventa. Quest’ultimo però, nonostante la serietà dell’argomento, è un tema che dobbiamo affrontare per poter discutere la legge sui trapianti che verrà posta in votazione il prossimo 15 maggio. La donazione di organi, infatti, è un tema strettamente legato a gravi malattie o lutti. Da un lato è tragico per la persona che si trova nella situazione di dover ricevere un organo. Dal lato del donatore (o per meglio dire della famiglia), invece, ci si trova davanti a un decesso appena avvenuto. Il merito dei donatori sta quindi, più che nell’atto della donazione in sé che avviene una volta morti, nella lungimiranza e nella solidarietà che si è dimostrato in vita. Queste qualità, però, non sono da tutti e la continua penuria di organi in Svizzera lo dimostra. Per arginare questo problema il Consiglio Federale, spinto da un’iniziativa popolare, ha proposto un controprogetto per cambiare il modo in cui viene espresso il consenso alla donazione.
La domanda di organi in Svizzera resta alta ma, purtroppo, data la scarsità di questo bene, ci troviamo spesso nella situazione di dover far aspettare chi avrebbe l’urgenza di un trapianto. Non ci è possibile intervenire per far diminuire la domanda, essendo spesso incidenti e malattie al di fuori del nostro controllo ma, abbiamo ancora la possibilità di intervenire sull’offerta. Il numero di donatori, infatti, potrebbe essere più alto di quanto è attualmente. Le regole per definire chi può donare sono due, due diagrammi di Venn che, dal loro intersecarsi, fanno risultare le poche persone che effettivamente donano un organo. La prima sfera sono tutte quelle regole atte a garantire la salute di donatori e riceventi e, per tanto, immodificabili senza rischiare di compromettere la salute di uno dei due. La seconda sfera, invece, è quella del consenso. Con il sistema attualmente in vigore, infatti, solo una parte di chi realmente è interessato a donare finisce nelle fila dei donatori mentre, tutti coloro che non si sono espressi, vengono automaticamente dati come contrari.
Quanto proposto dalla nuova legge sui trapianti ribalterebbe la situazione attuale dando per presunto il consenso di chi non ha scelto di esprimersi. Questo, tuttavia, non significa che verremo tutti chiamati a donare i nostri organi se un domani dovessimo venire a mancare. Chiunque è contrario ha la possibilità di esprimersi e di far valere la propria scelta registrandosi (come prima avveniva per i donatori). È anche possibile comunicarlo ai parenti che, al momento del decesso verranno chiamati, se dovesse essere il caso, a far valere la volontà del defunto (non a decidere).
Questa modifica, quindi, cambia l’unico criterio possibile per aumentare il numero di donatori. Per arginare il problema della scarsità degli organi non possiamo affidarci ancora solo alla buona volontà dei singoli poiché, la “solidarietà post morte”, ha dimostrato di non riuscire a soddisfare la domanda. Questo maggio diciamo Sì a una legge sensata che ha come obiettivo il salvare vite.