Con mascolinità egemonica si intendono tutte quelle costruzioni sociali che gli uomini devono soddisfare per poter essere definiti “veri uomini”; per fare un esempio un “vero uomo" non dovrebbe piangere perché i veri uomini non piangono, si tengono tutto dentro e se uno lo fa è solo una “femminuccia”.
Il giudizio negativo nei confronti di uomini considerati deboli o “poco virili” porta non solo a delle derisioni ma anche a vere e proprie aggressioni verbali e fisiche, partendo dal bullismo fino ad arrivare al nonnismo.
Tutto ciò viene già imposto alla nascita (se un nome è “troppo poco maschile” il suo proprietario non può essere un “vero uomo”) e durante l’infanzia (“se un bambino gioca con le bambole sicuramente da grande sarà gay perché i veri maschi giocano con le macchine, non con le bambole: quella è roba da femmine") e viene rinforzato sempre di più crescendo, ripetendo gli stessi concetti: se un uomo svolge una professione a prevalenza femminile non è un vero uomo o non dovrebbe poterlo fare; questo lo si vede spesso con gli asili: spesso i genitori si lamentano che i propri figli sono accuditi da un uomo invece che da una donna, come se gli uomini non fossero in grado di farlo in quanto uomini.
Le donne, a differenza degli uomini, si sono rese conto molto tempo fa di queste disparità di genere e il movimento femminista combatte tutti i giorni perché le disparità subite da entrambi i generi vengano abolite una volta per tutte.
La mascolinità egemonica appare ancora più evidente quando si parla della comunità LGBTQ+ perché gli uomini appartenenti a questa comunità, per il solo fatto di appartenervi vengono visti come effemminati, deboli e inferiori a prescindere da qualunque cosa facciano o dicano o addirittura viene negata loro l'appartenenza al genere maschile, come nel caso degli uomini trans ftm (donne che si sentono appartenenti al genere maschile), perché vengono additati come “donne che semplicemente vogliono travestirsi da uomini”.
Infatti spesso capita di sentir dare del “frocio" ad un uomo perché piange o non sta bene, utilizzando questa parola al posto di “femminuccia", come se questi termini fossero insulti.
È quindi chiaro che non c’è un unico modo di essere uomini né tantomeno un modo giusto o uno sbagliato.
Ci sono tantissimi modi diversi di essere uomini e ognuno di essi deve essere accettato per come è, senza essere giudicati.
Thomas Salati