Articolo di Niccolò Mazzi-Damotti apparso il 3.11.2021 su LaRegione.
Il 19 ottobre 2021 il Gran consiglio ticinese ha approvato un’iniziativa parlamentare con la quale si richiede di raggiungere il pareggio del conto economico entro il 2025 contenendo prevalentemente le uscite.
Questo significa intervenire con dei drastici tagli alle spese, nel 2020 il bilancio cantonale si è concluso con un saldo negativo di 203 milioni di franchi, portarlo a zero in 3 anni significa tagliare più di 65 milioni all’anno al servizio pubblico, tra cui sono compresi la formazione, la sanità, il trasporto e tutti gli aiuti sociali.
Questa iniziativa può portare il cantone a due pericolosi scenari; il primo sarebbe quello di ritrovarci in un territorio con servizi pubblici ulteriormente peggiorati, il secondo scenario invece, se si vogliono mantenere queste prestazioni, è quello di assistere ad un’esplosione dei prezzi e non rendere più accessibile a tutta la popolazione quello che dovrebbe essere un servizio a portata di tutte e tutti i cittadini.
Si è visto nel vicino Canton Lucerna non tanti anni fa cosa succede se si tagliano i fondi al servizio pubblico, la polizia non potrebbe più intervenire in caso di emergenza (mancherebbero i fondi), le scuole non potrebbero permettere a tutti gli studenti una formazione adeguata per mancanza di personale (mancherebbero i fondi), gli ospedali potrebbero tenere solo un numero limitato di pazienti in base a chi arriva prima come successe nella prima ondata della pandemia, lasciando senza cure adeguate anche casistiche gravi (mancherebbero i fondi), i mezzi di trasporto ridurrebbero drasticamente le tratte, creando disagi stradali e traffico su tutte le fasce orarie (mancherebbero i fondi). Sembra una scena apocalittica, ma è la realtà dei fatti se questa iniziativa viene applicata al bilancio ticinese.
Niccolò Mazzi-Damotti, Comitato GISO