Articolo di Desirée Besomi
Il 25 settembre saremo chiamati a votare su due oggetti che determineranno il futuro dell’assicurazione per la vecchiaia e superstiti (AVS). In essi si richiede non solo un aumento dell'età pensionabile per le donne (che vuole essere portata a 65 anni) ma anche un aumento dell'imposta sul valore aggiunto (IVA).
Questa votazione nasce dall’urgenza di trovare una soluzione per mantenere la stabilità finanziaria dell’AVS. Tuttavia, chi crede che l'AVS 21 sia un passo verso l'uguaglianza si sbaglia di grosso!
In primo luogo, la disparità salariale è una realtà molto presente anche in Svizzera, dove le donne guadagnano in media il 19% in meno degli uomini. La maggior parte del lavoro domestico, di cura dei figli e di assistenza è svolto dalle donne senza retribuzione. Queste disuguaglianze hanno un impatto diretto sulle pensioni delle donne, che sono in media del 37% inferiori a quelle degli uomini.
Già durante lo sciopero del 2019, le donne si erano schierate contro un aumento dell’età pensionabile. Questa votazione dimostra che ancora una volta la loro voce è stata totalmente ignorata!
Questo innalzamento pensionistico potrebbe inoltre essere raggirato solamente dalle persone con reddito alto che potrebbero permettersi di andare in pensione in anticipo, a differenza di quelle con un reddito basso, che si ritroverebbero a lavorare sempre più a lungo.
In secondo luogo, l'IVA grava su tutti allo stesso modo, indipendentemente dal fatto che si guadagnino 3.000, 5000 o 12.000 franchi al mese. Ciò significa che l'impatto dell'IVA sui redditi bassi è proporzionalmente molto maggiore di quello sui redditi alti.
Per questi motivi il 25 settembre invito a votare NO!