Nella sessione invernale del 2019 la maggioranza borghese del Parlamento ha approvato l’acquisto di nuovi aerei da combattimento, a soli cinque anni dalla bocciatura popolare dei Gripen. Una coalizione con in testa il Gruppo per una Svizzera senza esercito, i Verdi e il Partito Socialista ha lanciato il referendum contro il progetto d’armamento più grande della storia svizzera. Firma anche tu il referendum allegato!
Uno sperpero di soldi pubblici
«Costa troppo». Che sia per i sussidi di cassa malati, il congedo parentale o il rafforzamento dell’AVS, il mantra borghese è chiaro: bisogna gestire in maniera responsabile i soldi dei contribuenti e non sprecarli. Propositi che a quanto pare non valgono sempre: nella sessione invernale la maggioranza di centro-destra ha avallato il credito per l’acquisto dei nuovi aerei da combattimento dall’ammontare di 6 miliardi di franchi. Tenendo in considerazione anche le spese di manutenzione e d’esercizio, la spesa complessiva è di 24 miliardi di franchi per l’intero periodo di servizio dei caccia: ossia 6'300 franchi per economia domestica svizzera.
È chiaro sin da ora chi dovrà pagare le conseguenze di questa politica finanziaria miope: con tagli nei settori sociali e aggravi fiscali per il ceto medio bisognerà compensare l’aumento della spesa destinata all’esercito.
I veri rischi
La principale minaccia per il nostro Paese non è l’invasione da parte di un esercito straniero, ma l’insicurezza sociale e l’emergenza climatica. L’esercito non solo non è d’aiuto di fronte a questi rischi, ma addirittura peggiora la situazione: nuovi caccia significano infatti miliardi che mancheranno nella socialità, sanità e lotta al cambiamento climatico, sempre più inesorabile anche per via di acquisti simili. Un F/A-18 consuma infatti circa 5'000 litri di cherosene per un’ora di volo, emettendo 15 tonnellate di CO2. Con la stessa quantità di emissioni una normale automobile percorre 2.5 volte la circonferenza terrestre.
Quali alternative?
Il Consiglio federale, rispondendo a un’interpellanza del Consigliere nazionale verde-liberale Roland Fischer, ha dichiarato che servono solamente 8 aerei per garantire il servizio di polizia aerea. Per permettere anche l’addestramento di nuovi piloti e disporre di una riserva strategica, si dovrebbero contare quattro ulteriori caccia, così che il numero massimo necessitato è di dodici velivoli. Anche il paragone internazionale mostra che una polizia aerea di queste dimensioni è ragionevole e sufficiente per garantire la protezione del proprio spazio di volo.
Questo significa che i 30 F/A-18 attualmente di proprietà dell’esercito svizzero sono più che sufficienti ad adempiere anche in futuro ai compiti della polizia aerea e ogni acquisto supplementare è un lusso inutile. Con il programma d’armamento 2017 e l’aggiornamento previsto per quest’anno dal costo di 450 milioni, gli F/A-18 restano adoperabili almeno fino al 2030, dopodiché si può prendere in considerazione l’acquisto di nuovi aerei da combattimento cosiddetti “leggeri”, che costano meno e sono comunque sufficienti per i compiti necessari. Questi scenari alternativi non sono però neanche stati presi in considerazione dal Dipartimento della Difesa.
Spesa doppia?
Riassumendo, il Parlamento vuole acquistare aerei da combattimento che non sono necessari per garantire il servizio di polizia aerea. Al posto di acquistare (se proprio!) dei velivoli “leggeri”, dal costo decisamente inferiore, si preferiscono jet di lusso altamente inquinanti. Tutto ciò per la bellezza di 24 miliardi di franchi – soldi che mancheranno in ambiti ben più urgenti. Nonostante nel 2014 il 53.4% dell’elettorato svizzero abbia detto NO all’acquisto dei Gripen, che costavano “solo” 3.1 miliardi, il Dipartimento della Difesa ci riprova, a prezzo raddoppiato. Quando si dice imparare dai propri errori...
Non possiamo accettare questo spreco di soldi: siamo pronti per una forte campagna per il NO come nel caso della votazione sui Gripen. Aiutaci firmando il referendum allegato e rispedendolo all’indirizzo indicato. Grazie mille per il tuo aiuto!
Articolo di Laura Riget, segretaria politica Gruppo Svizzera senza Esercito
Puoi scaricare e firmare il referendum qui: http://bit.ly/2RPN4O7
30.01.2020