La nostra Granconsigliera Laura Riget ha presentato oggi, in occasione della giornata mondiale contro l'omo-, trans- e bifobia la sua prima mozione parlamentare. Eccola:
La Dichiarazione universale dei diritti umani afferma che tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti, principio ripreso anche nella Costituzione federale all’articolo 8 capoverso 2. Ma la realtà è molto diversa, soprattutto per le persone LGBTI[1].
Sebbene negli ultimi decenni la lotta per l'uguaglianza di fronte alla legge delle persone LGBTI abbia fatto diversi progressi – pensiamo all’unione domestica registrata, al diritto di adottare i figli del partner e alle varie misure nella lotta contro la discriminazione - c'è ancora molta strada da fare affinché la parità di diritti in campo legale e sociale sia effettivamente raggiunta. Troppo spesso le persone LGBTI subiscono discriminazioni o violenza psicologica e fisica a causa del loro orientamento sessuale e/o della loro identità di genere.
Nel suo quinto rapporto sulla Svizzera del 16 settembre 2014, la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza - in linea con le raccomandazioni dell'ONU - consiglia alle autorità svizzere di emanare una legislazione per combattere le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e/o sull'identità di genere. Ancora oggi in Svizzera le persone LGBTI vengono attaccate o molestate e chi incita odio nei loro confronti rimane impunito a causa di una legislazione obsoleta. Il passo avanti fatto lo scorso dicembre dalle Camere federali, che dando seguito a un’iniziativa parlamentare del consigliere nazionale Mathias Reynard (PS/VS) avevano deciso di sanzionare penalmente anche le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale, modificando l’articolo 261bis del codice penale, viene ora bloccato in attesa del voto sul referendum. Questa inerzia politica è causa di sofferenza da parte delle persone LGBTI, che non si vedono riconosciute a tutti gli effetti come cittadini meritevoli di rispetto e considerazione.
La diffusa impunità di gran parte delle aggressioni nei confronti di persone LGBTI spinge le vittime al silenzio, all'isolamento e talvolta al suicidio, molto diffuso soprattutto tra gli adolescenti. Si stima che solo il 10 - 20% delle violenze LGBTI-fobiche venga segnalato. Nonostante le numerose raccomandazioni, gli accordi e le convenzioni europee, nazionali e cantonali, ratificate dalla Svizzera ma purtroppo non attuate, il sistema giuridico e le forze di polizia cantonali non riconoscono il carattere omofobico e transfobico di queste aggressioni. Tali vengono infatti oggi classificate genericamente come molestie e aggressioni. Per questo motivo non esistono ancora statistiche ufficiali su questo tipo di aggressioni, anche se sono state ripetutamente richieste dalle organizzazioni attive in ambito di diritti per le persone LGBTI.
Queste statistiche fornirebbero un quadro più chiaro sulla gravità di questo problema sociale e della sicurezza delle persone LGBTI nel Canton Ticino. È essenziale che lo Stato sia consapevole della portata di queste aggressioni per combattere efficacemente l'ostilità e l’odio ancora diffusi.
Con la presente mozione i sottoscritti chiedono quindi al Consiglio di Stato di modificare la prassi attuale della Polizia cantonale e delle polizie comunali, così che le aggressioni dal carattere LGBTI-fobico siano registrate dal Cantone. Tali dati dovranno essere pubblicati in rapporti regolari come avviene per altre tipologie di reati. Alla Polizia cantonale e a quelle comunali, nonché alla magistratura, dovrà essere impartita una formazione di base sulla gestione di attacchi LGBTI-fobici.
Laura Riget, prima firmataria
Henrik Bang
Anna Biscossa
Simona Buri
Nicola Corti
Ivo Durisch
Raoul Ghisletta
Gina La Mantia
Carlo Lepori
Tatiana Lurati
Daniela Pugno
Fabrizio Sirica
[1] Sigla per indicare le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali.
17.05.2019