I cambiamenti climatici di questi anni mostrano l’urgenza di modificare le nostre abitudini, scegliendo comportamenti più sostenibili e rispettosi dell’ambiente. Le persone stanno vivendo sulla propria pelle caldo, gelo, disastri ambientali, terremoti e sempre più specie animali e vegetali sono in via di estinzione.
Lo sviluppo sostenibile del nostro pianeta è da tempo oggetto delle agende istituzionali, una fra tutte l'Agenda 2030 dell'ONU. I lunghi tempi di attuazione di misure incidenti sui fattori critici non sono tuttavia più compatibili con l’evoluzione che la Terra sta avendo.
Straordinariamente rapida. Incredibilmente drammatica.
All’interno di questa riflessione ricoprono un ruolo centrale le aree urbane, dove uno degli ambiti di maggior intervento è quello della mobilità: “diamo strada alle persone”, diceva Matteo Dondè, architetto e urbanista. La vita nelle città è diventata sempre più difficile e frenetica. Ad incidere sulla nostra qualità di vita sono le complessità fisiche e funzionali dello spazio urbano, così come è progettato, con le distanze enormi che intercorrono fra i nostri centri di interesse. In Ticino, ampliando lo sguardo, lo notiamo ancora di più nelle Valli.
È all’interno di queste considerazioni che possiamo collocare l’idea elaborata da Carlos Moreno, professore alla Sorbona di Parigi, della “Città dei 15 minuti”. Questa espressione sottolinea l’importanza dell’accessibilità ai servizi urbani attraverso una mobilità lenta o pedonale, con gli effetti positivi che questa può avere in termini di sostenibilità ecologica e di interazioni sociali tra i cittadini. La teoria richiama inoltre l’idea del “crono-urbanismo”: la contrapposizione del livello di qualità di vita al tempo che, giorno dopo giorno, viene speso negli spostamenti (specie in quelli con l’automobile).
Questo concetto si è già realizzato concretamente in diverse importanti città europee come Parigi, Barcellona e Roma. Anche Zurigo ha modificato il proprio piano regolatore per riprogettare i quartieri partendo da questo spunto teorico.
La sua traduzione sta nell’ideazione di quartieri socialmente ed economicamente misti, forniti di servizi di prossimità che migliorano la qualità di vita di residenti e visitatori, riducendo inoltre l’inquinamento e lo stress dovuti ai continui spostamenti.
Le condizioni di marginalità che affliggono molti quartieri nelle nostre città, così come le Valli rispetto ai grandi centri abitati, con le disuguaglianze socioeconomiche che ne scaturiscono, dipendono da molteplici fattori tra loro interdipendenti, di natura storica, fisica, sociale ed economica.
I concetti di accessibilità e di prossimità sono presenti da decenni nel dibattito fra urbanisti, scienziati sociali e geografi, e offrono validi elementi su cui basare l’ideazione e la progettazione di politiche territoriali utili per colmare i gap esistenti in termini di opportunità di raggiungere adeguati livelli di istruzione, occupazione, o di accesso ai servizi di base come quelli sanitari.
La “Città dei 15 minuti” ci impone di ripensare al modello di vita che stiamo perseguendo, mettendone in luce tutte le sue fragilità e presentando nuove potenzialità.
Come società e classe politica abbiamo il dovere di tutelare noi stessi e la Terra che abitiamo. Ripensare i concetti di città e di mobilità, ora, deve diventare una delle nostre priorità.
Mattea David, candidata nr. 60 al Gran Consiglio per il Partito Socialista, lista nr.12