Ma quale economia?

28.10.2023 - Patrik Gabriele

Articolo di Patrik Gabriele apparso il 27 ottobre 2023 su Tio.ch

Da decenni la parola "economia" pervade ogni discorso elettorale di qualsiasi orientamento politico. Viviamo in un mondo che ruota attorno al denaro e dove perfino i bisogni primari necessitano di soldi per poter essere soddisfatti. Allo stesso tempo i mezzi di pagamento sono la motivazione che spinge miliardi di persone nel mondo a lavorare ogni giorno permettendo alla nostra società complessa di funzionare correttamente nell’attuale sistema.

Detto ciò, il modello economico capitalista è la cosa più lontana dal concetto di economia che ci possa essere.

La parola economia deriva infatti dall'unione delle parole greche οἴκος (casa) e νόμος (norma o legge), ovvero gestire al meglio le risorse della propria casa, le quali sono ovviamente limitate.

Su scala globale denota l’essere in grado di utilizzare le risorse della terra in maniera parsimoniosa, soddisfacendo i bisogni delle persone senza ricadere nell'eccesso o lo spreco. Dunque, fare economia non significa gestire i soldi, ma piuttosto gestire la scarsità delle risorse.

Nel nostro paese, terzo al mondo per PIL pro capite, primo al mondo per indice di sviluppo umano e con una delle piazze finanziarie più competitive, la parola "scarsità" appare piuttosto ossimorica.

Eppure, il costo della vita è sempre più alto, basti pensare alla stangata dei premi di cassa malati di poche settimane fa, mentre gli stipendi non tengono passo all'inflazione, portando 745'000 persone in Svizzera a vivere sotto la soglia della povertà.

E, nonostante ciò, dal 2007 il patrimonio totale dei milionari svizzeri è aumentato dell’80%, mentre quello medio del 12,6%.

Nell'ingiusto sistema capitalista infatti, durante una crisi, mentre la maggioranza della popolazione è confrontata con l'aumento della disoccupazione e dei costi di determinati servizi, per i più benestanti non è altro che un’opportunità per investire nel mercato e aumentare il proprio capitale. In questo modo, crisi dopo crisi, le disuguaglianze socioeconomiche all’interno della società non fanno altro che accrescersi.

Ed è per questo motivo che scene come la manifestazione a Berna del 16 settembre, dove 20'000 persone si sono radunate contro la diminuzione del potere d’ acquisto, suscitano in me un grande ottimismo.

Abbiamo la fortuna di vivere in un paese che permette al volere della maggioranza di diventare realtà, ed è ora di sollecitare quell'10% di popolazione che detiene il 76.5% del patrimonio totale.

La pressione si può certamente fare in piazza, ma ancor di più con le elezioni, e i risultati ottenuti dall’UDC per il consiglio nazionale mi spingono a pormi molte domande.

Com'è possibile che in un paese dove due terzi delle persone vivono in affitto, il 95.3% delle persone sono dipendenti stipendiati e dove sempre più famiglie fanno fatica a pagare i premi di cassa malati, vinca un partito che difende gli interessi dei proprietari immobiliari, dei datori di lavoro e che ha bocciato in parlamento la proposta di limitare i premi al 10% del reddito?

Questa situazione assurda ed illogica mi porta alla mente un famoso proverbio turco: “La foresta si stava restringendo, ma gli alberi continuavano a votare per l’ascia, perché l’ascia era furba e convinse gli alberi che, avendo il manico di legno, era una di loro “.