Il titolo, lasciato vago di proposito, fa riferimento a una delle grandi incoerenze che caratterizzano la nostra nazione. La parità di genere, seppure enunciata nella costituzione, rappresenta uno dei grandi problemi irrisolti e, siccome tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, la via per arrivare a una vera uguaglianza è ancora lunga. Una delle grandi sfide che le donne in Svizzera sono quotidianamente costrette ad affrontare (indicativamente ogni 28 giorni) è il prezzo dei prodotti igienici mestruali. Questi ultimi, oltre ad essere una spesa continua ed obbligata, sono tassati con un IVA del 7,7% . La situazione sul piano finanziario è ulteriormente aggravata dai salari delle lavoratrici che non raggiungono mai il corrispettivo pagato agli uomini.
Questo quadro, sicuramente non dipinto a tinte rosa, rappresenta bene una società che non sta cercando di cambiare, ma che fa di tutto per aggrapparsi ai vecchi dogmi del passato. La donna viene ancora rilegata in casa, mentre spetta all’uomo “portare il pane in tavola”. Con la pratica si fa di tutto per smantellare l’uguaglianza tanto elogiata in teoria. Il ciclo mestruale, invece, viene ancora trattato come un problema solo femminile e i prodotti igienici utilizzati vengono tassati come se fossero beni non indispensabili. Oggi questo è inaccettabile e le mestruazioni, così come la maternità, devono essere trattate come una “necessità biologica” di cui si fa carico la collettività, evitando di creare le disparità di cui si nutre la società patriarcale.
La Gioventù Socialista, con il progetto “prodotti igienici gratuiti”, chiede al cantone di assumersi il costo degli assorbenti che verranno poi messi a disposizione gratuitamente nelle scuole ticinesi. Questo non significa solo sgravare migliaia di studentesse da un costo persistente e garantire la qualità di questi prodotti (e di conseguenza la salute di chi li usa) ma, anche, creare un importante precedente. Questo progetto, infatti, chiede al Cantone di andare in una nuova direzione, assumendo il ruolo di garante della parità di genere fra studenti e studentesse. Questa categoria, infatti, non riceve salario e il progetto della GISO punta ad evitare che una parte di popolazione si trovi a gravare sulle proprie famiglie, o a utilizzare prodotti più economici e di pessima qualità. Evitiamo che le mestruazioni siano un’altra fonte di discriminazioni per una società che non ha ancora accettato la parità di genere!
Santiago Storelli, membro di comitato della GISO Ticino