Il doping dei politici

12.01.2019

Articolo di Fabrizio Sirica, apparso su La Regione l'11 gennaio
Cosa pensereste di un atleta che, nonostante il sospetto di utilizzo di doping, rifiuta ogni controllo? O più in generale, credete che per combatterne la diffusione sia un buon metodo quello di affidarsi all’autodenuncia, cioè aspettare che l’atleta dica “sì, ho vinto quella gara grazie a un aiutino”? Il doping dei politici è il finanziamento occulto alle campagne elettorali. Migliaia e migliaia di franchi che aziende, fondazioni, associazioni di categoria o persone facoltose investono per aiutare i propri candidati a essere ovunque: dai cartelloni alle bustine dello zucchero, migliorando la loro comunicazione e l’immagine, aumentando le possibilità di elezione. Intendiamoci, non c’è nulla di male a ricevere un sostegno economico o in natura da persone che condividono gli ideali e le battaglie, ma è imperativo dare ai cittadini questa informazione. In questo modo gli elettori possono valutare se quel finanziamento può influenzare, se una volta eletto, l’aiuto ricevuto influirà sulle scelte del politico, dalle assegnazioni di mandati a posizionamenti su certi oggetti, sull’attivismo o la passività nell’affrontare certi dossier. Come ci ricorda laRegione dell’8 gennaio, dichiarare i finanziamenti non è solo una questione etica. In Ticino c’è una legge che impone ai candidati di dichiarare finanziamenti superiori ai 5’000 franchi (e ai partiti sopra i 10’000). È in vigore da più di 18 anni, sta per affrontare la sua quinta campagna al Consiglio di Stato e su più di 200 concorrenti di questa competizione elettorale, dal 2000 ad oggi, non ha mai visto un candidato al governo dichiarare un solo finanziamento. È possibile che campagne da centinaia di migliaia di franchi siano frutto solo di risparmi privati? No, non lo è. Non prendiamoci in giro, qui è palese quanto scandaloso che la legge non viene rispettata! C’è un obbligo di dichiarare, ma per espressa volontà politica non c’è nessuno strumento di controllo, il tutto è basato sull’autodichiarazione. Questo è uno dei tanti privilegi di una casta che fa leggi autoreferenziali, per gestire il potere come se fosse cosa di pochi, come gli pare e piace nel silenzio di troppi, infischiandosene dei diritti della popolazione! Dal canto mio, uno dei temi principali che porrò agli avversari e colleghi più “facoltosi” sarà proprio questo. Chi la paga la campagna? Quanto spendete? Sareste disposti a pubblicare preventivo e consuntivo? Siete d’accordo a sottoscrivere un’iniziativa parlamentare che ho preparato (che in caso di elezione presenterò io stesso al primo giorno utile) che chiede di inserire controlli e avere una reale trasparenza sui finanziamenti? In attesa di imbarazzanti arrampicate sui vetri non mi resta che lanciare un appello anche a voi: ponete la questione, cercate le relazioni (che delle volte diventano conflitti) di interessi. Senza la spinta dell’opinione pubblica Governo e Parlamento continueranno a tutelarsi, nascondendoci informazioni fondamentali per capire molti posizionamenti politici. Non c’è democrazia senza trasparenza.