Articolo di Thomas Salati
Alcune aziende svizzere posseggono fino a 27'000 polli, 1'500 suini o 300 bovini. Negli allevamenti intensivi lo spazio, il movimento e l’attività sono bisogni che vengono metodicamente ignorati dagli allevatori.
Per fare un esempio piuttosto che ricorrere ai pascoli svizzeri ogni anno vengono importate in Svizzera 1.4 milioni di tonnellate di mangime e inoltre la maggior parte delle superfici coltivabili sono utilizzate per produrre mangime per animali. Questo, oltre ad essere una mancanza di rispetto verso gli animali, crea pure un danno ecologico, peggiorando la crisi climatica, un problema, al giorno d’oggi, sempre più grave.
Oltre a ciò gli allevamenti intensivi, insieme all’utilizzo dei combustibili fossili, sono una delle principali cause della crisi climatica.
L’agricoltura industrializzata porta il rischio di un maggior numero di malattie e di conseguenza un aumento nell’utilizzo di antibiotici. Eliminando gli allevamenti intensivi possiamo scongiurare anche il pericolo di altre pandemie.
Per evitare alle famiglie contadine svizzere uno svantaggio derivante dalla concorrenza internazionale, se l’iniziativa verrà accettata dalla popolazione, si rendono necessarie delle regole che tengano conto dei nuovi standard svizzeri: questo potrà essere fatto tramite nuovi accordi commerciali internazionali. Impedendo l’importazione di beni a buon mercato ma di scarsa qualità come avviene oggi rafforzeremo la coltivazione e la produzione locale.
Accettando l’iniziativa porteremo avanti un’agricoltura che rispetti il principio costituzionale sulla dignità degli animali e insieme a ciò tuteleremo l’ambiente e la nostra salute.
Per tutte queste ragioni invito tutti e tutte a votare SÌ all’Iniziativa sull’allevamento intensivo!