Un Cantone che si preoccupa per il suo futuro deve essere in primis un Cantone che investe sui giovani e sulla loro formazione. È perciò fondamentale che a tutti sia garantita la stessa possibilità di studiare, indipendentemente dalle proprie disponibilità economiche, grazie a degli aiuti economici statali per le famiglie che ne necessitano.
Fa quindi riflettere, ma di certo non in maniera positiva, il recente atteggiamento della maggioranza della Commissione scolastica del Gran Consiglio: ha deciso di rinviare il dibattito riguardante l’innalzamento del tetto massimo delle borse di studio da 16mila franchi a 20mila franchi annui, come sollecita l’iniziativa parlamentare della deputata socialista Daniela Pugno Ghirlanda e cofirmatari in seguito a una petizione del Sindacato indipendente studenti e apprendisti. La controproposta del Consiglio di Stato di aumentare la somma a 18mila sarebbe stato un buon primo passo, ma in seguito alla (non) decisione della Commissione, gli studenti dovranno ora attendere l’aumento per un altro anno scolastico – sempre che la proposta venga approvata dalla maggioranza, questione tutt’altro che scontata.
Il perché di questa decisione è evidente: la maggioranza borghese non vuole scontentare l’elettorato a poche settimane dal voto e preferisce posticipare la discussione dopo le elezioni cantonali. È semplicemente vergognoso che alle famiglie ticinesi più in difficoltà – che si ritrovano con l’acqua alla gola per colpa di salari non dignitosi e di costi della vita sempre più elevati – non venga concesso un aumento degli aiuti per un ulteriore anno per fini elettorali; così come è vergognoso che si ignorino gli studi dell’Ufficio federale di statistica – che hanno stimato un fabbisogno medio di 25’000 franchi annui per studente che vive fuori casa – continuando a elargire quasi 10’000 franchi in meno temporeggiando sulle proposte di aumento.
D’altronde, i tagli all’istruzione e in generale nella socialità non sono di certo mancati negli ultimi anni, con i partiti borghesi sempre più attenti ai bisogni di pochi privilegiati a cui concedere sgravi fiscali che a quelli delle fasce più in difficoltà. Questo non è altro che l’ultimo esempio di una politica lontana dai bisogni della popolazione, che toglie a Davide per dare a Golia.
Il 7 aprile abbiamo la possibilità di dire basta e provare a cambiare gli equilibri politici di questo Cantone.
Articolo di Laura Riget apparso su La Regione il 13 marzo
13.03.2019