Articolo di Daniele Alves apparso su Ticinonews il 7 settembre 2022
La riforma AVS21, che sarà sottoposta al voto il prossimo 25 settembre, rappresenta un affronto alla lotta per la parità di genere. Il parlamento svizzero non solo propone misure ormai desuete che non tengono minimamente conto dell’evoluzione, per nulla positiva, del mercato del lavoro ma mette sul tavolo una riforma che accentua il divario salariale tra donna e uomo.
L’AVS dovrebbe reggere su un principio di solidarietà, un elemento che sembrerebbe essere stato dimenticato da chi difende a spada tratta questa riforma che, come se non bastasse, spalanca le porte a un innalzamento generalizzato dell’età pensionabile a 67 anni, uomini compresi.
Le donne, è importante ricordarlo, attualmente percepiscono salari e pensioni inferiori rispetto a quelle degli uomini e svolgono spesso lavori domestici non retribuiti, questo di fatto porta successivamente a delle rendite AVS non sufficienti.
Il lavoro da svolgere deve essere incentrato sul rafforzamento delle pensioni per poter garantire una vita dignitosa a tutte e tutti, la riforma però al contrario non fa altro che aggravare le problematiche, facendole pesare sulle spalle delle donne che si ritroveranno a dover andare in pensione un anno dopo, pagare maggiori contributi e ricevere rendite inferiori.
AVS21 viene spacciata come una riforma necessaria e urgente ma le alternative per il rafforzamento delle rendite pensionistiche esistono e sono applicabili, si pensi ad esempio all’utilizzo di parte degli utili della Banca Nazionale Svizzera (BNS) per tale scopo. In questo modo si potrebbero garantire rendite sicure e dignitose senza gravare sulla popolazione, ipotesi che però non piace al parlamento svizzero.
Trovo profondamente ingiusta una riforma che colpisce le lavoratrici, per questo mi schiero contro la riforma AVS21.
Daniele Alves Barreiro, membro GISO e Direzione PS Lugano