Articolo di Federica Caggìa apparso il 10.11.2021 sul Corriere del Ticino.
La crisi pandemica scoppiata nella primavera del 2020 ci ha fatto riflettere su tante mancanze dei servizi pubblici in Svizzera. Una delle dimensioni principali di questa crisi, che ancora oggi è lontana dall’essersi risolta, è quella sanitaria. La mancanza di personale ha spinto oltre ogni limite la soglia di sfruttamento di infermiere e infermieri e la mancanza di letti in cure intense ha portato a un numero di vittime troppo alto per un paese che si considera sviluppato e all’avanguardia come la Svizzera.
L’iniziativa per cure infermieristiche forti, che si voterà il prossimo 28 novembre, è un cambiamento necessario per affrontare due problemi centrali: un numero insufficiente di personale curante e delle condizioni di lavoro logoranti. Questi due problemi sono centrali perché hanno delle conseguenze molto gravi sia su professioniste e professionisti che sulle/sui pazienti. 4 infermiere/i su 10 abbandonano la professione prima dei 35 anni, a causa dello stress o addirittura del burnout dovuti a un carico esagerato di lavoro e a un salario limitato che non riconosce queste persone come essenziali al sistema pubblico di salute. Il personale infermieristico stressato e sfruttato, costretto ad assumersi sempre più mansioni durante lo stesso tempo, a lavorare di notte e nei giorni feriali, tutto questo con un salario inferiore a quello mediano, non può prestare delle cure di qualità. Non è una questione di volontà ma di possibilità: i/le pazienti cadono in secondo piano e vivono la frustrazione di non ricevere delle cure adeguate, nonostante l’esplosione dei costi della salute negli ultimi 24 anni. Il sistema attuale ha bisogno di essere riformato perché infermiere e infermieri possano svolgere il loro lavoro nel miglior modo possibile, e per questo gli applausi non bastano, ma servono condizioni di lavoro dignitose e maggiore personale.
Il controprogetto proposto dal parlamento riconosce la necessità di formare più personale infermieristico, ma non accorda a questa categoria professionale il salario e l’autonomia che merita. La pandemia ha in particolare messo sotto pressione il personale di cura, che nel primo lockdown ricevette applausi riconoscenti. Questo è il momento di riconoscere a infermiere e infermieri la dignità che meritano attraverso salari appropriati e autonomia lavorativa, possiamo farlo votando sì il 28 novembre!
Federica Caggìa, GISO e direzione PS