No a un sistema sanitario a due velocità!

27.01.2019

Articolo di Laura Riget
È la storia di Bettina, la 31enne affetta da atrofia muscolare spinale che ha bisogno di un farmaco in grado di arrestare l’ulteriore decorso della malattia. Farmaco che per il primo anno di terapia costa 600’000 franchi, spesa non rimborsata dalla cassa malati. È la storia denunciata da UNIA Ticino del giovane J.M., che ha bisogno di un intervento all’occhio sinistro a causa della sua malattia degenerativa. Il costo di 3’000 franchi, una cifra non indifferente per la famiglia in questione, non viene coperto dalla cassa malati che, paradossalmente, coprirebbe però il ben più costoso trapianto della cornea reso necessario nel caso in cui la malattia non venisse fermata per tempo. È la storia del bambino malato di cancro, la cui situazione denunciata dall’oncologo curante la scorsa estate aveva giustamente fatto scalpore in Ticino e in Svizzera. In questo caso la cassa malati finì per fare marcia indietro e pagò tutto, ma in molti altri le persone devono ricorrere ai propri risparmi, a raccolte fondi o a donazioni di fondazioni e associazioni. C’è qualcosa che non funziona in un sistema sanitario di un paese ricco come la Svizzera se ci troviamo confrontati a situazioni simili. Si tratta di un sistema sanitario a due velocità: chi può permettersi le cure e chi no... chi ha una cassa malati che rimborsa le cure e chi no. Questa situazione vergognosa e arbitraria dimostra ancora una volta la necessità di una cassa malati pubblica federale, che non sia orientata al profitto ma ai bisogni dei pazienti. Non solo: penso che per quanto riguarda il rimborso delle casse malati servano misure legislative e politiche che stabiliscano obbligatoriamente che le cure necessarie vengano pagate, evitando così di lasciare alle lungaggini burocratiche il potere di decidere sui trattamenti che in alcuni casi determinano la vita o la morte di una persona. Come politica non posso tacere di fronte a queste situazioni che devono indignarci e farci riflettere su chi faccia davvero gli interessi dei pazienti.
Articolo apparso su Ticinonline