L'impossibile uguaglianza

05.04.2019

Nella società odierna, troppe rimangono le ingiustizie verso il sesso femminile. I nostri valori, che ci arrivano dal pensiero illuminista, sono l’uguaglianza tra gli individui e la libertà di ciascuno. Anche se sono discutibili sotto più angoli, questi ultimi rimangono largamente inattuati per quanto riguarda gli individui di sesso femminile. Se la nostra società si fonda dunque sull’universalità dei diritti, è inaccettabile che ancora oggi ci sia una disuguaglianza marcata tra i due sessi. Quest’ultima si traduce in una ripartizione non equa del lavoro - sia remunerato che domestico-, in una gerarchia che pone su un livello più alto i compiti socialmente attribuiti agli uomini e concentra così nelle loro mani la più parte del potere economico e della visibilità pubblica.
I ruoli assunti dai sessi nella società non sono affatto naturali, essi sono, al contrario, socialmente costruiti. È difficile identificare una causa che porta a questa costruzione dei due generi. In questo articolo cercherò di approfondire tre aspetti secondo me incisivi.
L’oggettificazione sessuale della donna resta oggi un fenomeno frequente. Si manifesta per esempio nel fatto che sono le vittime più frequenti di molestie e abusi a sfondo sessuale. Questo è sicuramente legato al modo in cui educhiamo i bambini e le bambine, che è diverso in funzione del sesso. La cultura in cui siamo cresciuti associa un ruolo ben preciso all’uomo e alla donna nell’accoppiamento. L’uomo come parte attiva, la donna passiva. L’educazione impartita alle giovani valorizza il controllo del corpo molto di più rispetto a quella impartita ai maschi della stessa età.
La socializzazione primaria ha un ruolo essenziale anche per quanto riguarda la divisione del lavoro, in particolare il fardello del lavoro domestico sulle spalle del “secondo sesso”. I bambini e le bambine, che dai primi stadi dell’infanzia imparano attraverso le immagini, associano quindi a qualcosa di naturale i ruoli assunti dai genitori. Vedere la propria madre e molte altre occuparsi dei compiti domestici, fa apparire queste attività come intrinseche alla categoria donna.
Se un passo fondamentale verso l’uguaglianza è migliorare il messaggio indirizzato ai più piccoli, un altro passo importante da fare è quello di cambiare il modo di parlare o perlomeno di scrivere. Il legame tra linguaggio e mentalità esiste ed il nostro linguaggio esclusivo non fa che perpetuare una visione androcentrica dell’ordine sociale.
Articolo di Andrea Farioli apparso su InfraRosso (la rivista della GISO Svizzera)