Cosa significa oggi famiglia?

18.03.2019

La domanda mi sorge spontanea dopo aver guardato la trasmissione «Dentro il partito», in onda domenica alle 19:40 su RSI La1, ospiti i candidati al Consiglio di Stato del PPD. La signora Alessandra Zumthor, candidata del PPD, il cui slogan recita: «Per una politica concreta a favore delle famiglie» ha affermato di riconoscere soltanto una famiglia, ovvero quella composta da un uomo e una donna. Un concetto retrogrado e basato su uno stereotipo difficile da accettare nel 2019, soprattutto a pochi mesi dal gay pride ospitato dalla città di Lugano. Così dicendo la signora Zumthor si fa promotrice di un preconcetto contro il quale si sta lottando già da diversi anni. Quando la società cerca di fare un passo avanti verso la civiltà e verso l'inclusione, arriva la candidata PPD a riportarci indietro nel tempo e a far sentire ancora una volta le persone LGTB inferiori, non adatte e macchiate da una colpa che ancora si sta cercando di capire. LGTB a parte, sorge un dubbio spontaneo: ma le famiglie monoparentali (una sola donna o un solo uomo) le riconosce?


Proviamo a capire come si definisce la famiglia. Nell’enciclopedia Treccani sono citate tutti i tipi di famiglie, da quelle monogame a quelle poligame e via dicendo. Forme diverse ma tutte con lo stesso scopo: essere il fondamento della società, farsi modello delle relazioni sociali. Mi è stato insegnato che famiglia significa cooperazione, significa vivere insieme ed aiutarsi in ogni modo possibile per affrontare la vita e la società, per vivere una vita abbastanza serena. Mi è stato insegnato che famiglia è quel nucleo dove si torna a casa la sera e dove si possono affrontare i problemi insieme, un gruppo ristretto di persone che ti aiutano ad affrontare la vita, condividendo gioie, dolori ed esperienze. Famiglia è quel rifugio sicuro che ti offre tutti i mezzi possibili per farti crescere e permetterti un giorno di affrontare il mondo e, chissà, magari a tua volta desiderare di offrire a un altro essere vivente la stessa possibilità. Che differenza ci sarebbe nel crescere in una famiglia dove i pilastri portanti sono due donne o due uomini? Nel crescere solo con una madre o solo con un padre? La differenza non esiste, perché stiamo parlando di esseri con dei valori che a loro volta hanno imparato dai propri genitori e familiari. Sanno dare amore, educazione, insegnamento, sostegno e tutto ciò di cui un bambino può aver bisogno, compresa la stabilità. Secondo la signora Zumthor andrebbero tutti trattati con il massimo rispetto, riconoscendo «il valore immenso di una persona, dall'inizio della sua vita alla sua fine...» ma con le sue esternazioni retrograde e appartenenti a una certa forma di discriminazione, stigmatizza ed esclude, fomenta l’intolleranza di ciò che si pone come diverso rispetto al paradigma anch’esso è in evoluzione. In questo modo la signora Zumthor invece che andare avanti, torna indietro. Basta, è giunto il momento di riconoscere i diritti che spettano a tutte le persone, senza limitarne la felicità. È giunto il momento di lottare contro i pregiudizi sui temi dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, di lottare per compiere un passo verso la civiltà e verso l'inclusione. Il diritto ad avere una famiglia, il diritto alla felicità non è ristretto a una sola fascia della popolazione. Crescere con soltanto una mamma o un papà, così come crescere con due mamme o due papà, non ti rende difettato se chi ti cresce ti ama.


Articolo di Mattea David