Coronavirus e capitalismo

08.04.2020

A causa del Covid-19 ci troviamo oggi in una situazione di crisi, in una situazione nella quale tutte le nostre certezze, tutte le nostre abitudini, tutte le attività che ci danno piacere vengono spazzate via. Non si può più uscire per andare al bar, in palestra o semplicemente per incontrare qualche conoscente. Premetto che queste limitazioni alla nostra “libertà” personale sono adattate alla situazione in cui ci troviamo. Il Canton Ticino, facendo esempio al resto della Svizzera, è arrivato persino alla chiusura delle imprese non indispensabili. Possiamo dunque considerare l’operato del nostro Governo come responsabile? Possiamo considerare che abbiano lavorato bene e con lungimiranza? La risposta è, a mio modo di vedere, no. Ci sono differenti considerazioni da fare per comprendere se e perché il Governo è stato irresponsabile nella gestione della crisi. Cercherò di elencare queste ragioni nel proseguimento di questo articolo. Per giudicare se il nostro Governo è stato lungimirante dobbiamo tornare indietro nel tempo, almeno all’inizio della crisi. Ma io proverò a tornare ancora più indietro con la speranza di riuscire a spiegare in che modo, anche indipendentemente da questa crisi, il nostro Governo, e quelli occidentali, difendono delle politiche irresponsabili e contro gli interessi di tutti. Scrivo questo articolo in questo momento perché penso che sia un ottimo periodo per cominciare a riflettere sulla nostra organizzazione sociale, politica, economica. Penso che tutti abbiamo potuto sentire e vedere la discriminazione messa in atto dalla classe dominante (in particolare politica e economica).
Come promesso torno indietro nel tempo. Tutto comincia negli anni 1970-80, con quella che in gergo viene chiamata la “rivoluzione conservatrice”. Essendo un giovane non ho potuto, come alcuni e alcune che leggeranno questo articolo, vivere sulla mia pelle e vedere con i miei occhi questi cambiamenti, ma grazie all’intermediazione delle varie pubblicazioni sull’argomento ho avuto la possibilità di farmi un’idea, direi, chiara di questi cambiamenti. Vi prego di prestare attenzione a quanto ho da dire su questo periodo in quanto è il fondamento della mia analisi e ci permetterà di capire come l’economia si lega al virus.
Nel primo dopoguerra, per far fronte alla crisi economica del 1929, la grande depressione (crisi tra l’altro di natura molto simile alla crisi del 2008, la grande recessione) le politiche economiche keynesiane si sono imposte. Queste, pur rimanendo in un quadro ideologico capitalista, avevano il pregio di incoraggiare l’intervento dello Stato all’interno della sfera economica. Keynes dimostrò infatti che i mercati non si autoregolano come invece affermano le teorie classica, neo-classica e neo-liberista. Una volta che le politiche basate sul pensiero di Keynes si sono imposte, la visione neo-classica (che nasce verso la fine del 1800) veniva rigettata. Il primo dopoguerra rappresenta dunque un periodo di forte intervenzionismo statale, statalizzazione delle grandi imprese, ecc. Le disuguaglianze salariali erano centinaia di volte minori rispetto ad oggi all’interno delle imprese. È un periodo di trent’anni di crescita. Come ogni sistema capitalista, anche se in modo molto minore di oggi, l’accumulazione di capitale era un fenomeno presente. Questo lo si può vedere anche nel rallentamento economico degli anni 1960. Se ci fossimo tuttavia trovati nella stessa crisi di oggi in quegli anni i risultati sarebbero stati diversi: il sistema sanitario avrebbe tenuto botta. Gli anni 1970-80 sono gli anni di rottura, il motore della rivoluzione conservatrice. Le due crisi petrolifere hanno sicuramente giocato un ruolo nel cambiamento, ma la crisi, che si vede nella stagnazione che segue, è anche segnale dell’accumulazione di capitale di cui parlavo. Gli anni 1980, i governi Thatcher e Reagan, portano un cambiamento radicale nella concezione economica e di conseguenza sociale. Deregolamentazione dei mercati finanziari, dell’attività bancaria, del movimento dei capitali, disinvestimento dello Stato in servizi come quello ospedaliero, ecc. il capitalismo come lo conosciamo oggi si era imposto. Questo nuovo tipo di società, perché la rivoluzione conservatrice è una rivoluzione antropologica, è molto più instabile di quella precedente e porta frequenti crisi economiche. La successione ripetuta di queste crisi è frutto della credenza dei neo liberisti nell’autoregolazione dei mercati e, basandosi sulla concezione economica classica, della società. Il mercato sostituisce dunque lo Stato nella veste di regolatore. Lo Stato protettore degli anni precedenti si sfalda.
Se facciamo un salto temporale fino al 2008 ci troviamo di fronte alla prima crisi economica sistemica sotto quest’organizzazione economica (numerose crisi finanziarie e recessioni economiche la precedono). Questa crisi, come quella del 1929, dimostra ai miei occhi la falsità dell’autoregolazione dei mercati. Tutti gli attori del mondo finanziario coinvolti, a cominciare dalle banche, hanno condotto delle politiche economiche irresponsabili non curanti di nient’altro che del profitto a corto a termine, della crescita finanziaria. Comportamento che ha portato al fallimento di alcune di queste banche e ad una crisi bancaria importante. Inutile dire che gli effetti di questa crisi si sono fatte sentire in primis sulle fasce deboli della popolazione. Gli Stati avevano anche avuto dei comportamenti irresponsabili in quanto hanno buttato miliardi per salvare le grandi banche, invece che difendere le persone colpite. In sostanza dopo un grande crash sistemico si sono riaffermati con forza i sistemi del sistema precedente che era appena crollato. Agli occhi degli economisti dominanti però la crisi non rappresentava il sintomo del fallimento del sistema, la loro analisi si concentra primariamente sulle cause comportamentali (individuali e non strutturali) della crisi.
Altro salto temporale 2020, crisi coronavirus. 12 anni dopo la grande recessione ci troviamo nuovamente in una crisi economica, che potrebbe colpire ancora più duramente. Ovviamente sui giornali leggiamo già che la crisi è la conseguenza del virus, ma non si potrebbe dire niente di più falso. Il coronavirus ha solo accorciato il processo, ma in realtà le economie dei paesi occidentali hanno affannato negli ultimi 12 anni presentando dei tassi di crescita bassi se non stagnazione e in alcuni casi recessione. La crisi economica era già nell’aria da anni. Tra le cause che possiamo identificare troviamo sicuramente la guerra commerciale degli USA alla Cina, un’accumulazione di capitale sfrenata che raggiunge i livelli del fine 1800 inizio 1900, ecc. Il sistema in cui viviamo è instabile e rende un’avventura avere una vita dignitosa alle persone in difficoltà.
Come ho detto nel detour storico, nel neo-liberismo, il mercato ha tendenza a regolare ogni aspetto della nostra vita sociale. Penso che il caso coronavirus ne sia una prova lampante di cui tutti e tutte dobbiamo prendere coscienza. Nonostante il contagio arrivi con i contatti sociali le risposte del Governo a riguardo sono state lente ed inefficienti e sono state manovrate dall’interesse economico, dall’interesse dei mercati. Le prime restrizioni prese dai Governi sono state la proibizione degli aggregamenti di persone, ovviamente la fabbrica, l’ufficio, le scuole, ecc. non sono mai entrate nella definizione di aggregazione nonostante siano luoghi d’incontro per moltissime persone. Il numero massimo di persone consentite è sempre sceso, da allora, senza che nessuna attività economica chiudesse. Segue la chiusura delle scuole, che doveva comunque arrivare molto prima se si voleva evitare che il virus avesse un impatto troppo grave. Le attività economiche intanto proseguono. Dopo la chiusura delle scuole viene quella delle prime attività economiche, ma vengono chiusi solo i servizi (parrucchieri, estetisti, ristoranti, ecc.) l’80% dell’attività economica in Svizzera è ancora attiva. Ora, nel nostro Paese, solo il Ticino ha avuto il coraggio di chiudere l’attività economica non necessaria, ma l’ha fatto estremamente in ritardo e solo perché a fronte di una situazione più difficile (che comunque si generalizzerà probabilmente a tutti i Cantoni toccati). È chiaro che per i nostri governanti erano più importanti i profitti degli industriali e della finanza che la salute pubblica. Per citarvi qualche esempio concreto potete andare a leggere le dichiarazioni di économie suisse sui coprifuochi (1) o quelle di AITI sui lavoratori frontalieri (2).
Ora che lo vediamo tutti, che ce l’abbiamo sotto gli occhi, dobbiamo combattere il sistema di dominazione proprio al nostro sistema, dobbiamo domandarci se vogliamo tornare esattamente come prima. Se vogliamo ancora fare gli interessi dei dominanti anche dopo che abbiamo potuto vedere chiaramente quali sono le loro priorità.


Articolo di Andrea Farioli, membro di comitato