Miglioramento della qualità dell’aria: minore produzione e minori spostamenti ci fanno respirare meglio

18.04.2020

Da settimane ormai la pandemia di coronavirus è diventata una realtà anche per noi, e le sue conseguenze si fanno sentire. Conseguenze che tuttavia non hanno solo risvolti negativi.
Come purtroppo ancora troppo spesso accade, solo una volta toccati in prima persona da un problema che prima sembrava distante ed estraneo alla nostra realtà i governi hanno agito e si sono visti costretti ad imporre delle misure restrittive che hanno dato i loro frutti.
La riduzione della produzione e degli spostamenti imposta ha indubbiamente aiutato a ridurre il numero e specialmente la velocità dei contagi di covid-19. Ma questo non è stato l’unico aspetto della nostra società che queste misure hanno influenzato positivamente; se c’è infatti una cosa positiva che abbiamo ottenuto da questa pandemia globale è stato proprio un miglioramento generale dell’ambiente del nostro pianeta.
In conseguenza al massivo lockdown di intere città e al rallentamento della produzione globale infatti, le emissioni dei gas ad effetto serra sono diminuite drasticamente; solo in Cina, ad esempio, secondo uno studio del Center for Research on Energy and Clean Air, queste si sono ridotte di circa 100 milioni di tonnellate. Questo equivale ad una diminuzione del 6% di emissioni globali durante lo stesso lasso di tempo. Inoltre non ci sono sicuramente nuove le foto di animali selvaggi che, proprio grazie all’isolamento imposto alla popolazione, ripopolano luoghi e ambienti da tempo colonizzati dall’uomo.
I miglioramenti che questa situazione, per quanto drammatica, ha portato per il nostro ambiente sono quindi indiscutibili, ma purtroppo, come specifica la World Meteorological Organization delle nazioni unite, anche inevitabilmente temporanei. Non appena questo pericolo sarà passato, si ritornerà a produrre e a consumare esattamente come prima e questi miglioramenti semplicemente svaniranno.
Quello di cui abbiamo realmente bisogno è infatti un profondo cambiamento di mentalità; un cambiamento che deve per forza di cose venire dall’alto.
Il cambiamento climatico e la crisi ambientale, che secondo alcuni studi, sono anche strettamente correlati alla pandemia e ne avrebbero addirittura facilitato la propagazione modificando la sopravvivenza di microbi in determinati ambiente e facilitando la trasmissione di malattie zoonotiche (trasmesse all’essere umano da altri animali) come appunto il covid-19; rappresentano un problema reale e impellente. E se c’è un fatto che emerge inequivocabile da tutta questa situazione è proprio che un cambiamento consistente ed effettuato su larga scala è possibile; delle soluzioni esistono e mostrano i loro risultati.
Il vero problema diventa quindi la partecipazione, doverosa aggiungerei, da parte dei governi. Per quanto moralmente e idealmente giusti possano esseri tutti i discorsi riguardo l’impegno individuale; è innegabile che il grave e reale problema dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici possa venire affrontato e risolto solo con una responsabilità ed una partecipazione attiva da parte dei nostri Governi. Bisogna iniziare a capire che i mezzi non mancano, che l’inazione da parte dei nostri Governi non è una questione di mancanza di possibilità ma piuttosto di mancanza di volontà.
Certo una pandemia che colpisce direttamente la nostra popolazione è una situazione drammatica che richiede dei provvedimenti straordinari; ma la crisi ambientale è altrettanto drammatica, e quindi, come tale, richiede provvedimenti altrettanto drastici e decisi. È indispensabile iniziare a pensare un po’ più sul lungo periodo e un po’ più globalmente, senza aspettare che si presentino morti sul nostro territorio prima di agire.
È necessario che si inizi ad affrontare la crisi ambientale con il timore e la fretta che questa richiede, capendo che le sue conseguenze, specialmente a lungo andare, saranno sicuramente tanto drammatiche, se non di più, quanto quelle di una pandemia virale.
Articolo di Camilla Hernandez, membro GISO