Femminismo intersezionale: -3 settimane allo sciopero

24.05.2019

Articolo di Miyako Ruffa per la nostra serie di articoli per il countdown allo sciopero femminista:
Il femminismo intersezionale è parte della lotta femminista che ci motiva allo sciopero del 14 giugno. Durante il corso dell’anno sono stati scritti diversi articoli a tema femminista, parlando di attiviste o fornendo le proprie opinioni e motivazioni allo sciopero. Come Gioventù Socialista abbiamo a cuore il tema femminista. Abbiamo prodotto diversi articoli per pubblicizzare lo sciopero del 14 giugno (vedi piè di pagina), dove speriamo di trovare una grande folla pronta a rivendicare pari diritti tra i sessi.
Il femminismo intersezionale integra e analizza la moltitudine di fattori discriminanti che possono unirsi nella stessa persona cercando di eliminare gli stereotipi. Potrebbe capitarci di pensare a qualcuno che rispecchia gli stereotipi binari di uomo (bianco, cis-genere1, eterosessuale, benestante, privo di handicap e altri stereotipi sociali) come nemico. Ci tengo a chiarire che ritengo questo un pensiero non femminista o socialista. Il femminismo intersezionale ha lo scopo di abbattere un sistema che crea multiple discriminazioni e sopraeleva certe categorie di persone.
Siamo stati educati e cresciuti secondo gli attuali stereotipi di genere per questo motivi si ha la tendenza a considerare i rispettivi ruoli di genere come naturali. Non sono naturali ma anche inconsciamente ci influenzano. Portandoci a credere che il nemico possa essere una persona senza renderci conto che è lo stesso sistema che ci ha educati ad essere il nemico. Potremmo quasi dire che è per come, generalmente, siamo stati educati che qualcuno si trova in uno stato di sopraelevazione.
Teniamo conto che per il singolo individuo essere stato messo in una posizione di sopraelevazione può rappresentare una situazione difficile. Per non perdere il suo stato di sopraelevazione deve costantemente dare prova di rispecchiare le aspettative sociali (essere un uomo, cis-genere1, bianco, eterosessuale, privo di handicap,...). Il femminismo serve dunque anche ai maschi! Come staremmo se non dovessimo confrontarci con delle aspettative sociali?
Se non dovessimo costantemente dare prova di rispecchiare le aspettative sociali saremmo liber* di esprimerci senza essere discriminat*, senza essere classificat* secondo degli stereotipi. Possiamo scendere tutt* in piazza venerdì 14 giugno per contrastare le rappresentazioni stereotipate di uomo e donna (bianca, cis-genere1, eterosessuale, benestante, acculturata, materna, ...).
Il femminismo intersezionale nacque per dare voce a chi subiva delle multiple discriminazioni. Un gruppo di donne afroamericane andò in tribunale per denunciare le continue discriminazioni. Queste si videro rispondere che esistevano già i gruppi contro le discriminazioni, erano però formati da sole donne bianche o soli uomini neri.
Ma perché spesso una maggioranza tende a discriminare una minoranza e ad amplificare le discriminazioni negli individui che rispecchiano più minoranze? Secondo me spesso è dovuto all’ambiente di crescita dell’individuo e alla società in cui vive. Mi spiego meglio, molti degli attuali individui sono cresciuti in un ambiente “chiuso”, le piccole società spesso rurali, in questo ambiente non hanno avuto modo di conoscere la diversità di una società molto più ampia come quella svizzera. La conseguenza di non conoscere o conoscere poco la diversità è principalmente un timore, spesso inconscio. Questo timore può essere espresso tramite le discriminazioni esplicite o meno, le prese in giro, l’esclusione o ancora peggio le dimostrazioni fisiche, come la violenza, sono il modo più semplice che una piccola società formata da pochi individui ha per allontanare la diversità e reclamare la propria identità. Il risultato sono delle maggiori discriminazioni per un individuo che possiede più caratteristiche diverse. Il timore della diversità viene supportato dalla scarsa raffigurazione pubblica di quest’ultima. Raramente vediamo delle rappresentazioni pubbliche delle diverse classi sociali, delle diverse religioni, delle diverse culture, dei diversi handicap e di tutta la varietà di cui si compone una società come quella svizzera. Dobbiamo far sparire questo timore del diverso! Possiamo mostrare tutta la varietà di cui si compone questa nostra società scioperando, liber* di essere pienamente se stess*, venerdì 14 giugno.
Dimostriamo che sono controproducenti e nocivi gli stereotipi, che non è possibile eliminare la varietà.
Oggi giorno le discriminazioni sono maggiormente nascoste e in certi casi possano essere difficili da identificare ma ancora esistenti e l’equità, sancita nella costituzione, non è ancora stata raggiunta. Chiunque può sentirsi confrontato con degli stereotipi e essere discriminato perché non li rispecchia, può scaturire dalle continue immagini stereotipate proposte dall’educazione ai media senza tralasciare alcun contesto, pubblico e privato. Se questo confronto, da cui può scaturire insicurezza o senso d’inadeguatezza, non esistesse o almeno non fosse così costantemente incitato, avremmo una società equa che non discrimina, in cui non vi è una costante lotta per rispecchiare certi stereotipi.
Se ritieni necessario un cambiamento per raggiungere una società equa che non faccia discriminazioni basate su degli stereotipi, sfrutta l’occasione di poter cambiare le cose per passare una bella giornata in compagnia e sciopera venerdì 14 giugno: contribuiresti a cambiare le cose. Un esempio di stereotipo è l’uomo lavoratore e la donna mantenuta incaricata di crescere i figli, cui conseguenza è l’inesistenza del diritto al congedo paternità (determinate aziende ne riconoscono un numero variabile di giorni, l’individuo ha diritto a “giorni di libero usuali”) in confronto al diritto federale di almeno 14 settimane di congedo maternità.
Il nostro obbiettivo deve essere cambiare questa società patriarcale e capitalista facendo valere le nostre rivendicazioni, l’equità non deve più essere solo su carta!


1Un individuo cis-genere è qualcuno in cui concordano il sesso biologico, il genere e rispecchia gli stereotipi sociali (per esempio è nato maschio, si sente uomo ed è ritenuto dagli altri uomo)
La settimana passata Samuele Bombelli ha inaugurato questo countdown scrivendo il primo articolo sull’identità di genere e la sua libertà. Durante il calendario dell’avvento femminista sono stati pubblicati quattro articoli: il primo era di Yannick Demaria dove narrava di Gloria Steinem e dell’importanza di avere pari opportunità, il secondo era di Matilda Materni riguardante Simone de Beauvoir e i privilegi di classe, il terzo è stato scritto da Andrea Farioli riguardante Rosa Bloch e la storia del femminismo svizzero dalla seconda guerra mondiale al primo sciopero nazionale femminista mentre l’ultimo articolo è stato scritto da Laura Riget dove narrava di Angela Davis e il concetto di femminismo intersezionale.
Miyako Ruffa