PLR tra affari e politica

11.03.2019

L’inchiesta giornalistica di “Falò” ha recentemente svelato i meccanismi che si celano dietro alla presenza in Ticino del gigante della moda Kering. Grazie a testimonianze di rilievo, il servizio televisivo ha mostrato molti retroscena, come il fatto che ad avere architettato il sistema di “ottimizzazione” fiscale per la L.G.I. (filiale del gruppo Kering) e per i suoi manager sarebbe stato Adelio Lardi. Municipale Plr di Cadempino, Lardi ha nel contempo rivestito vari ruoli per l’azienda, da consulente con la sua fiduciaria a membro dei Cda di diverse società del gruppo, è anche politicamente vicino alla famiglia Masoni. Non è un segreto che l’allora consigliera di Stato Marina Masoni ha avuto un ruolo nel portare la Gucci in Ticino, così come è noto che oggi l’ex ministro è la presidente della lobby Ticino Moda. Ma c’è un particolare svelato da un testimone che se confermato potrebbe farci capire quanto fosse stretto il legame con l’azienda: “Tutti i dirigenti Gucci passavano dallo studio legale Masoni a lasciare la firma, tutti i rogiti e le consulenze legali si facevano lì”. Ma non finisce qui, secondo la testimonianza di un ex dirigente veniamo a sapere che l’attuale consigliere di Stato Plr, Christian Vitta, fu “estremamente flessibile” nei confronti dell’azienda L.G.I., in modo da convincerli a costruire un capannone a Sant’Antonino, comune del quale Vitta era sindaco. Potrei continuare per molte righe a tessere i legami tra il settore della moda e alti esponenti del Plr, più in particolare persone vicine alla famiglia Masoni (ad esempio il cognato di Marina dal 1998 siede nel Cda della filiale L.G.I. di Cadempino), ma rimarrebbero le domande politiche di fondo: l’insediamento dei marchi della moda in Ticino è stato favorito per un interesse pubblico o per gli affari e la carriera di pochi Plr? O ancora: lo stretto legame tra il settore della moda e alte sfere politiche ha permesso di non avere controlli, ad esempio per quel che riguarda le residenze fittizie in Ticino di 22 manager della L.G.I., o per le condizioni di lavoro schiaviste a Sant’Antonino? La fiduciaria del signor Lardi ha sempre agito nella legalità, oppure ha in qualche modo favorito l’evasione fiscale, in Svizzera, di alcuni manager? Ci saranno delle inchieste per appurare questi dubbi, oppure la politica e la giustizia si fermeranno alle porte di qualche cognome altisonante? Quel che è certo è che il giochino si è rotto, che la sfilata di camion verso il centro logistico di Sant’Antonino è destinata ad interrompersi, lasciando sulle spalle della collettività i cocci di un castello di carta. L’eredità è un grave danno di immagine per il nostro cantone, che agli occhi dell’estero sembra essersi prestato a favorire un’evasione miliardaria. Rimarranno enormi capannoni vuoti e l’assenza di un’alternativa economica che è da costruire, su basi completamente differenti e con un chiaro responsabile politico, quel Plr oggi rappresentato da Vitta alla testa del Dfe.
Articolo apparso su La Regione il 9 marzo